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Pagina:Studj di filologia romanza 9 1903.djvu/696

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FRANCESCO LUIGI MANNUCCI

in terra fue glorioso, sovra la vita dell'uomo diede cotale sentenza: e se il Profeta, veggendo la vita dell'uomo in cotanta miseria, pregò Dio che gli desse la morte , non ti crucciare, se ti senti gravato stando nel mondo, perchè chi arde, stando nel fuoco, non è da mara- vigliare. E se tu delle tue avver- sitadi vogli pigliare consolamento, pensa sopra la miseria della vita dell'uomo, e vedi che ne è detto dalli Savi. E da che le ti'ibulazioni itltrui avrai conosciute, sopra le tue ti potrai consolare; perchè dice un Poeta: Che gli è grande consolamento ai miseri di trovare compagnia in su le pene. Or fa' con Dio, ch'io me ne vo e più innanzi dire non ti voglio : perciò, se vorrai cercare la Scrit- tura, tutte le cose troverai dette dai Savi. E nel partire che si fece la boce fui desto, e guarda' mi d' intorno, e non vidi nulla. Allora mi segnai, e umilmente orai e dissi: boce di sapienza e di beatitudine, che a me per consolarmi sei venuta, dammi forza e vigore di trovare quello onde tu m'hai ammaestrato.

cel fo glorioso e sì de sovra la vita de l'omo ave cotanta sapientia (.) E, vegando lo dicto profeta che in la vita de l'omo è tanta miseria, ello pregà a Deo che ello li dese la morte, perche atri se dè bem condeyr, seando in lo mondo. Unda chi arde intra lo fogo, no è maravegia se ello se lamenta. Ma, se de le toe aversitae tu voy prende co'nsolaciom, pensa in la misera vita de questo mondo e guarda zo che per li savy n'è dicto. E, quando tu averaj cognosuo le tribulatiom in autreu, tu te poray consegiar sovra le toe. Unda um poeta dixe che grande consolatiom è a li misser de trovar compagnom (.) a le penne.

Or sta con Deo che me ne vago e piu in anti dir no te vogio, perzoche, [si] tu voy cerchar la scritura, tu troveray tute le cosse diti da li savy de quello che tu voray saver.

In lo partir chi fè la voxe, e' fu desvegiao e guardayme d intorno e no vi niente; sì me signay e humilimenti si oray e dissi o voxe de sapi[enti]a, ch'é vegn[u]a per mi consolar, dame forza e vigor de trovar quello unda tu m'ay amaystrao. E, quando cossì e' avi

  • ) Tutto questo luogo è errato. Probabilmente il traduttore s' è

staccato dall' originale e il copista ha poi scritto falsando. Il " con- deyr „ è inintelligibile. Troverei opportuno quindi rabberciare nel modo seguente la copia, pensando che sieno state scambiate le parole ' unda , e " perche , a capo delle righe : unda atri no se de lamenta, seando in lo mondo, perche chi arde intra lo fogo, no e marauegia. ^) Corr: dite. ^) Corr: uegnua.