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Pagina:Ubaldo Mazzini - A passion do Signoe - 1894.djvu/32

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XXIV.


                                        Et perducunt illum in Golgotha locum.
                                                                                     S. Marco, xv, 22.


E lì dai e redai, aa fin dea fin,
A son de spinte, caussi e bastonà,
Cen de meizane e tuto ’nsanguinà,
Ècheve ch’ir porteno ao se’ destin.

Avelo visto! n’omo gracilin,
Avesso sempre a stae come va sta,
Vedese lì trata com’i ea tratà,
Come s’i fusse ’n ladro o n’assassin!

Che cose! che deliti, sacranon!
I en serti fati, che aa giornà d’anchè
Saai fae pogo a meteli ’n preson!

Aloa ’nvece i eo loo, quei omi lì
Che comandava ’r mondo, e, a capiè,
Anca noi a faessimo cossì!