Giove Capitolino,
e per Mercurio il Dio Ladrone, che se lo trovo
voglio ridurlo in tanti pezzi, e mangiarmelo come la carne
d'un porco, quando credessi, che mi dovessero arrotare.
Arg. (Per non esser veduto tutto tremante si cuopre dietro a Monodda).
Mon. Sciô Offiçiale, questo sciô Argante o l'ha do coraggio, e se porræ dâ co non ve stimasse un figo secco.
Tib. Chi? chi? lui? lui? O poter di Bacco che se fosse
qui vorrei passarle questa spada a traverso del corpo
(vedendo Argante). Chi è costui?
Mon. O non è quello che çerchæ, Signor.
Tib. Sarebbe forse qualche suo amico?
Mon. Per ninte... anzi l'è un so nemigo capitale.
Tib. Suo nemico capitale?
Mon. Sì signor.
Tib. O bella! Voi siete nemico capitale di quel brutto
villano indegno d'Argante, eh?
Mon. Ve ne façço segurtæ mi.
Tib. (prendendo Argante per la mano con rozzessa).
Toccatemi la mano. Vi giuro da Ufficiale d'onore, e per
quanto vi è di terribile al Mondo tutto, che avanti che finisca
il giorno voglio disfarvi di questo briccone
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