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comuni principalmente all’Emilia, alla Lombardia, al Piemonte ed anche a tutta l’Italia superiore, egli avrebbe potuto dal riscontro delle varie forme vernacolari ritrar lume circa il fondamento delle sue congetture. Del rimanente, così nel Glossario Modenese, come nelle altre scritture del Galvani, non si può non riconoscere, insieme con un amore caldo e schietto di questa sorta di studj, anche un senso squisito e un’attitudine particolare, che, corroborati da larga e sana educazione linguistica, non avrebber mancato di dare un valente glottologo all’Italia.

Risolutomi a pubblicare queste postille nell’Archivio Glottologico Italiano, le do leggermente mutate qua e là della loro forma originaria; e non senza farvi qualche giunterella, massime in quanto è alla sinonimia dialettologica.

A queste postille concernenti il Glossario Modenese del Galvani terranno dietro alcune altre, scritte pure nello stesso torno di tempo, relative principalmente ad etimologie sarde e piemontesi.

P. 120. A proposito del modenese (e reggiano) all’albazen, a bacio, a tramontana, il Galvani, dopo accennato dell’etimologia à’ opacus, congettura che tanto il hazen mod. quanto il bacio toscano possano per avventura venire dal teut. bacìi, bah, bas, tergo; notando come i luoghi posti a tramontana si chiamino in modenese arvers (riverso, rovescio), quasi a significare che la parte volta a mezzodì sìa come la parte diritta, la faccia del luogo che vede il sole; mentre l’opposta, ossia la volta a tramontana, sia la rovescia, e quindi come dire il tergo, la schiena. Si può ammettere questa spiegazione quanto dW arvers o invers (riverso, inverso), proprio di varj dialetti nostrani per significare la parte di tramontana; ma non punto la connessione etimologica di bazen, bacio col germanico badi. Il nome opacits passato a significar tramontana, che avrebbe dato origine sotto la derivata forma di opacivus a bacio, di opacinus al mod. e regg, bazen, parm. om&aiem, di ojpacinius {opacineus) all’ant. tose. bacigno, berg. vaghen, [vjaghen di opacaceus al san. apagac’Il suono gutturale mantenuto in queste voci bergamasche dà loro un carattere più recente, trasportandole ad epoca di formazione romanza, mentre così la palatina del toscano bacio, bacigno, come l’equipollente sibilante dei derivati emiliani accennerebbero a formazione romano-vols’are.