AI CORTESI LETTORl' AGOSTINO PENDOLA Que?Romani antichi cl?e Ci a??ariscono tanto gra?i ed austeri nella $tOria di l'. Livio,:ton erano cosi nemici agli onesti diletti ed alle piacevoli rappresentazioni, che non uoles'?ero alcuna ?olta ricreare lo spirito con g, raziosi detti, a popolari spettacoii..? questo fine introtlucccano sulle scene uomini festcuoli, che pet'mezzo di favole osche ed attellane chiama?ano il sorrlso sul labbro di que' se?cri Dominatori. ?N& altro erano quelle avole se non le picciole comrnedi? composte nella, volgar lingua d Italia. Ed a noi sernbra che ben si addice ad ogni nazione d'avere oltre la Cornmedia perfetta., la popolar?. eziandio, acciocch? la ?, arietti faccia maggiore il diletto. ?erto.?, che qualunque idioma plebeo? se cos? ?, ogliam dire, ha esso pure le sue gra?ie? i suoi modi spiritosio le suefacesie? ehe in ira lingua non'si posson trasfondere; e che pos. SOhO con bella festi?itti rallegrare le onesto brigate. ?'da questa q?erit?i il eelebre nostro o,?,?,? ? Coogit
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