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sorgente perenne di fastidi e di guai. Anche gli inqui lini non mancano di noie, prima delle quali è quella di pagare enormi pigioni col solo vantaggio di non dor mire per la strada all'aperto. – Chi propriamente gode la casa è il Gatto e solo il Gatto. Egli nulla paga: egli non teme nè l'aria, nè il fumo, nè l'umido, perciò non vi trova disagio alcuno. Egli la abita tutta quanta dal salotto alla dispensa, dal tetto alla cantina, dalla ri messa al fienile, dal sottoscala al giardino, ove si ar rampica sugli alberi, gira sulle viti, passeggia sui mu, ricciuoli. Egli va in tutti i luoghi, inaccessibili all'uomo, in cima alla torretta del fumaiolo, sulla gronda del tetto, sul mezzo mattone dell'addentellato d'un muro, dovunque è tanto spazio da starvi quattro zampe rac colte, e se voleste sapere il perchè egli vada a gironzo lare nei posti i più pericolosi, vi posso rispondere che vi va perchè egli è padrone d'andarvi. In casa poi tutti i letti son suoi, le sedie a cuscino, i più soffici sofà, i tappeti più morbidi, tutto è a sua disposizione per quando gli piaccia raggomitolarvisi sopra, o a prendervi i sapo riti suoi sonni o semplicemente a riposare dalle sue pro lungate escursioni. V. Il gatto ginnastico e matematico. Ma che dissi io di luoghi pericolosi? Pericoli per il Gatto veramente non sono. Per noi sì, che soffrendo di capo giro, non siamo capaci a camminare sicuri sopra un sen tiero largo anche un metro, se è fiancheggiato da pre cipizii. Ma il Gatto che opera sempre a mente calma, non ha di queste paure. Calcolatore preciso delle proprie forze e delle difficoltà che può presentare un'impresa, se non è sicuro di riuscire, neppur si prova. Per esempio vuol eseguire un salto ardito da un tetto ad un altro più elevato? Scelto il posto opportuno, stà lì fermo un istante misurando collo sguardo l'altezza e la distanza. E senza aver bisogno di pietra lavagna e di gesso, fa un vero calcolo matematico, un'equazione tra le proprie forze musculari e l'altezza del salto; e sciolto in sua mente favorevolmente il problema, si rannicchia per prendere lo slancio e spicca il salto così sicuro che rag giunge infallantemente la meta. Non tremate mai pel Gatto, sia che si aggiri sopra un mucchio di legna o sui rottami di un edifizio diroc catc; egli sa sempre ciò che fa; e prima di fare il passo, esplora colla zampetta se il terreno sia solido abbastanza. Così noi uomini imparassimo dal Gatto a non far passi falsi nel cammino della vita: quanti errori e pentimenti di meno! - Bisogna però confessare non essere caso raro che il Gatto faccia un capitombolo dal tetto, o perchè, abban: donandosi all'ira durante la zuffa con qualche rivale, resta dall'ira stessa acciecato e perde la prudenza sua con sueta, o perchè la neve coprendo i tetti e i sottoposti piani non gli lascia ben iscorgere la gronda del tetto. Ma poco gli importa il cadere, perchè cade sempre in piedi, come un ministro di Stato. Giacchè il Gatto ha questa rarissima proprietà che se lo gittaste voi appo sitamente da un'altezza colle zampe in aria, prima che tocchi terra, ha fatto un bel giro sopra se stesso come san fare i saltimbanchi, e così toccando il terreno, lo tocca con i piedi, che dotati di una mirabile elasticità, poco si risentono pel colpo che dan sul terreno. Come Achille che era vulnerabile soltanto nel calcagno, così il gatto lo è solo nel naso, e salvo questo nelle sue cadute è salvo tutta la sua preziosa persona. Solo pare che gli rechi sorpresa quell'essere disceso dal tetto in istrada senza avere percorse le scale, perchè appena giunto in basso, si guarda un momento attorno, quasi interrogando sè stesso come diamine abbia commessa quella minchio. neria, poi via colla rapidità di un fulmine (1). Quella occhiata significa essere egli alquanto vergognoso d'es sere stato colto in errore, e la rapida fuga è per far tutti persuasi che egli sta benissimo di mente e di corpo. Se un uomo, scendendo uua scala, falla un solo gradino, o se cade da un muricciuolo alto un metro, spesso gli accade di rompersi un braccio od una gamba o peggio, e il Gatto cade incolume da altezze spaventose. Il che farebbe sospettare che la vita del Gatto, per la sola ra gione che prende i topi, sia più utile alla società di quella di molti uomini che vivono perfettamente oziosi, poichè la natura, che provvide così bene alla incolumità del Gatto, è sempre saggia nei suoi fenomeni e rivela trice di importanti verità, a chi sa interrogarla. (Continua) P, L. P, - A FIGGIA DoTTóA (Continuaz. vedi n. 3 pag. 2s)

ATTO SEGONDO.
(In casa de Benardo)
Scena primma.
BRIGIDA e GIGGIA.

BRIG. – A ti, Giggia, ti l'hæ preparâ a lescìa pe fâ a bûgâ?

GIGG. (Di mal'umore risponde seccamente) – No.

BRIG. – T'hæ spassôu?

GIGG. – No.

BRIG. – Ti l'hæ aççeizo o fêugo pe o disnâ?

GIGG. – No.

BRIG. – Cose o l'é questo no? Se risponde coscì a tò moæ? Pötronassa. Mi giaminn-o da a mattin a-a seia, tò poæ o laoa tûtto o giorno pe dâte ûn tocco de pan, e ti a fâ a scignôa? Da doppo che ti væ a-a schêua, in casa ti non hæ ciù toccôu a spassoïa! Sempre co i libbri in man, e l'ambizion in te corne, Ma t'hæ da fâ con mi, seh! E rispondi? Miæ là: a stà ingrûgnâ. Stemmo a vedde che to moæ a no te pêu dî ciû ninte. Besêugna manezzâla co-i guanti eh? Posa lì o libbro e aççendi o fêugo.

GIGG. – Questi son travaggi da serve, e a bûgâ a tocca a a bûgaixe.

BRIG. – E ciamma dunque e tò serve se ti vêu êse servîa. Giggia! Giggia!

GIGG. – V'ho zà dîto e ridîto che no vêuggio nommi plebei. Me ciammo Erminia.

BRIG. – Mi sò assæ da Lerminia. E chi a l'é questa bestia?

GIGG. – Comme? No a dispressæ. A l'é ûnn-a eroinn-a da Gerusalemme de Torquato Tasso. Sentî:
« Erminia intanto fra le ombrose piante
« Di folta selva dal cavallo è scorta..... »

BRIG. – Taxi! Te o daggo mi a Lerminia co o cavallo ascorta. Che ti piggi a rocca e o fuso. Unn-a figgia