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Trinch. Sì signora (va via e ritorna con le sedie).

March. Ma signorine garbatissime in così bella, ed amabile compagnia sono io sicuro? potrò viver cauto?

Cat. E di che avete paura?

Mom. Di che temete?

March. (getta un gran sospiro). Ahi! di che ho paura? di che temo? temo che mi venga rubato il cuore! temo che sia conquisa la mia libertà! vedo degli occhi, che hanno una mina da ladri, da assassini; un'aria di star in agguato per trattar il mio povero cuore alla Turchesca. Come diavolo va questa cosa! a misura che a loro mi avvicino si mettono in positura di volermi uccidere. In verità non me ne fido. Son risoluto di fuggire, o di chiedere una buona sigortà, che non mi faranno del male.

Mom. (a parte a Catin). Cara Catin che bello papê! o l'è a mæxima allegria in persona.

Cat. (a parte a Mom.). Che bello talento, o me pâ un Argatifontide!

Mom. Sig. Marchese i nostri occhi non hanno intenzioni ree; non temete di nulla; il vostro bel cuore può dormir quieto, e tranquillo sopra la loro galantuomineria.

Cat. Ma signore, di grazia non siate inesorabile alle preghiere di questa sedia, che già